Blog. 26 Novembre 2014

Migliaia di architetti e ingegneri in corsa per 140 posti al Catasto

Di: Paola Pierotti

Fonte: http://ppan.it

Oltre 25mila professionisti, tra architetti e ingegneri, si sono iscritti per partecipare al mega-concorso promosso dall’Agenzia delle Entrate e ottenere uno dei 140 posti da funzionari tecnici del Catasto. Alla Fiera di Roma oggi sono iniziati i test e per tre giorni, scaglionati, i professionisti avranno 40 minuti di tempo per rispondere a 50 domande: “c’è di tutto – raccontano i professionisti riuniti a Roma, alla Fiera dove si tiene il concorso – dalle sequenze numeriche, alla verifica sulla comprensione di testo, dai sillogismi a domande di cultura generale e di logica”.

Dalla prime stime si sta presentando un terzo dei professionisti iscritti: circa diecimila candidati suddivisi in nove sessioni d’esame. Tra loro ci sono neolaureati e sessantenni da tutt’Italia, da Trieste a Ragusa. Con questo primo test che durerà tre giorni si punta ad una selezione di 500 professionisti che dovranno poi partecipare ad una seconda fase con un test, sempre multirisposta, su nove materie (attinenti la professione). Da qui saranno scremati 170 nomi (più un ulteriore 30% per le riserve) e questi architetti e ingegneri saranno invitati a fare un periodo di stage di pochi mesi all’Agenzia dell’Entrate e a seguire saranno selezionati attraverso un esame orale.

Una corsa ad ostacoli, una rincorsa a quel posto fisso che gran parte dei liberi professionisti non desidera ma che intravede come ultima possibile spiaggia. “Chi prenderà il posto di tecnico funzionario – dicono fuori dalla Fiera di Roma – si occuperà di stime, valori immobiliari, catasto! Proprio quello che uno studente di architettura si augura di poter evitare. Senz’altro non si eserciterà la professione dell’architetto”.

I tanti professionisti che hanno deciso di arrivare a Roma per tentare la strada del concorsone dell’Agenzia delle Entrate sono lo specchio di un paese in crisi dove il reddito medio oggi è pari a circa 17 mila euro, al netto dell’inflazione, perdita – tra il 2008 e il 2013 – di circa il 40% del reddito professionale annuo lordo; il 68% della categoria vanta crediti nei confronti della committenza privata, mentre il 32%, un terzo degli architetti sul totale dei 152mila professionisti italiani, attende pagamenti da parte del settore pubblico. In media, i giorni necessari per ottenere un pagamento da parte della Pubblica Amministrazione sono arrivati, nel 2013, per gli architetti a oltre 217 (erano 129 nel 2010 e 90 nel 2006); per quelli da parte delle imprese si è passati dai 114 giorni del 2011 a 172 nel 2013; da 70 a 98 giorni per quanto riguarda le famiglie. Un problema, quello delle insolvenze dei pagamenti particolarmente grave   soprattutto al Sud del Paese, mentre è fortemente critico, al nord, il rapporto con le banche: il 57% degli architetti ha, infatti, debiti con istituti di credito, società finanziarie o fornitori. Sono questi alcuni dei dati drammatici contenuti nell’indagine sullo stato della professione di architetto promossa dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori in collaborazione con il Cresme ed arrivata alla sua quarta edizione.

Una situazione drammatica che frena anche la possibilità – considerata questa difficile situazione – di avviare o di incrementare l’attività all’estero, tenuto conto delle dimensioni degli studi professionali che non consentono di affrontare le difficoltà derivanti dall’operare fuori dal Paese. “E anche per i professionisti singoli emigrare non è così facile – dicono altri architetti in attesa del concorso fuori dalla Fiera di Roma -. Un amico architetto è andato in Cina come project manager, con un contratto. Dopo qualche mese è arrivata una collega-disegnatrice, catalana che ha garantito allo studio che avrebbe fatto lo stesso lavoro da project manager a metà del costo del collega italiano. Lo studio cinese ha optato per la seconda soluzione e l’architetto italiano, con contratto, è rimasto senza il suo lavoro”.

In Italia ci sono circa 70 mila studi di architettura in Italia che impiegano appena un dipendente non architetto e 1,5 collaboratori esterni con partita Iva. Proprio secondo l’Agenzia delle Entrate – come si riporta nell’indagine del Cresme – il fatturato annuo medio degli studi, nel 2012, si aggirava intorno a 38 mila euro, contro i 55 mila degli studi di ingegneria. Come conseguenza di tutto ciò la professione perde inesorabilmente attrattiva da parte de giovani: il numero complessivo di immatricolati ad un corso di laurea di architettura, è crollato del 51% negli ultimi 5 anni (nel 2012, rispetto al 2007, quasi 7 mila immatricolati in meno), una flessione nettamente più marcata di quanto registrato per il complesso dei corsi di laurea (17%).

E non potrebbe essere altrimenti visto che nel 2013, ad un anno dal conseguimento del titolo di laurea di secondo livello (magistrale o magistrale a ciclo unico), il tasso di disoccupazione è arrivato al 28,7% (era il 9,7% nel 2008), 5 punti percentuale in più rispetto all’anno passato; a cinque anni dal conseguimento del titolo di secondo livello, il reddito mensile netto di un giovane architetto (età media circa 32 anni) è di circa 1.200 euro.

“Siamo alle soglie della povertà – sottolinea Leopoldo Freyrie – presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti – e, senza una inversione di rotta, da parte della politica e del Governo, rischiamo di non sopravvivere alla crisi. La vera risposta sta nel lancio e nella realizzazione di un grande progetto d’investimento di idee e di denaro sulle città per intervenire sugli 8 milioni di edifici che si avviano a fine vita; per risparmiare 25 miliardi di euro all’anno di energia che viene, di fatto, sprecata; per mettere le case e le città in sicurezza da sismi ed inondazioni, alle quali anche in queste ore siamo costretti ad assistere; per realizzare spazi pubblici che ridiano il senso delle comunità, ricreando le condizioni affinché fioriscano idee, innovazione e impresa”.