Blog. 19 Marzo 2012

Planet Hotel intervista Alberto Apostoli

1)      Architetto Apostoli, partiamo dalla sua biografia: come mai dopo il diploma in elettronica industriale ha deciso di studiare architettura?

L’elettronica è stata l’amore dell’adolescenza. Ho amato molto le materie scientifiche: l’astronomia, l’elettronica, la fisica. Della scienza e della tecnologia ho sempre però cercato il lato creativo, l’invenzione in genere. Verso i 20 anni ho cercato di essere creativo in altri ambiti come ad esempio la musica, la pittura ed infine l’architettura. Mi ci sono trovato dentro quasi per caso. In realtà si tratta di un percorso personale piuttosto raro. Sto andando verso una creatività in cui la tecnologia e l’arte cercano di toccarsi. 

2)      Qual è il suo rapporto con il progetto?

Non ho uno stile particolare e cerco tutte le volte di creare qualcosa di non fatto prima. Penso che quello che mi caratterizza sia l’idea forte, decisa e priva di compromessi che è percepita in ogni progetto, oltre ad  un uso importante delle tecnologie multimediali che proviene dal mio amore per le tecnologie e la scienza in genere.  

3)      Quale è la fase preferita durante il suo lavoro?

La fase preferita è quella in cui conosco il cliente, vedo il luogo e inizio a visualizzare mentalmente il progetto. La matita aiuta a pensare ma tutto si svolge nella mente. Amo quando per magia l’idea emerge, non solo dal punto di vista estetico ma, soprattutto, dal punto di vista concettuale. Secondo me, un progetto vincente deve poter essere espresso in meno di 20 parole.

4)      Progettare per l‘ospitalità: quali sono le caratteristiche proprie di questo tipo di strutture?

Progettare luoghi in cui le persone devono soggiornare per qualche periodo significa, essenzialmente, ripercorrere le emozioni che il cliente vorrebbe trovare in casa propria. Il design e la progettazione in genere deve concentrarsi sia sulle funzioni quanto sull’ergonomia, il calore di un luogo, la facilità di utilizzo, i percorsi ecc., ma deve anche riproporre i valori della nostra vita. Non credo nelle grandi strutture impersonali, ma non credo nemmeno negli alberghi come puri luoghi di sperimentazione formale o estetica. L’albergo deve essere una grande e moderna casa in cui vorremmo poter vivere a lungo. L’unica vera differenza é la possibilita di godere di dimensioni anomale per una residenza privata standard.

5)      Da cosa trae ispirazione per i suoi progetti nel settore alberghiero?

Sono una persona molto curiosa e che, difficilmente, si dedica nel tempo libero all’architettura. Preferisco leggere, viaggiare o frequentare persone e luoghi molto diversi e distinti dal mio mondo professionale. Ecco che anche nel settore alberghiero cerco di approcciare creativamente e progettualmente il tutto attraverso il cosiddetto pensiero laterale. Cerco sempre, in primis, la ragione ultima che dovrebbe motivare un “cliente”  a venire nel nostro hotel e cosa si aspetta di trovare, non solo in termini materiali, ma anche di atmosfera, di sensazione, di esperienza. Da qui parte la mia ispirazione.  

6)      A partire dalla sua grande esperienza nel settore del benessere, puo fornirci una sua riflessione sul “benessere nella camera d’hotel” che di solito é un bagno attrezzato con doccia multifunzione o vasca idromassaggio?

Cresce la contaminazione progettuale, creativa e tecnologica tra il design delle aree benessere all’intemo delle suite d’hotel e il design di aree benessere residenziali. Da una parte la dimensione residenziale del vivere si avvicina sempre piu alla dimensione alberghiera; dall’altra, I’Interior Design alberghiero é alla ricerca della dimensione domestica, antitetica ad uno standard professionale eccessivo e formale, e cerca di assumere una valenza emozionale e stilistica vicina a quella della residenza privata. L’integrazione delle diverse aree residenziali (bagno, camera da letto, soggiorno) trova un parallelismo anche nel settore alberghiero. La ricerca formale in ambito benessere sta cercando di proporre stili diversi per target diversi . Questo approccio è tipico di un settore maggiormente consolidato quale il residenziale.

7)      Quali sono le caratteristiche che una spa all’interno di un hotel di successo deve avere? Prima ancora degli aspetti estetici, fondamentale è l’impiego di tecnologie adeguate. Il risparmio iniziale sugli impianti, si traduce poi in costi di manutenzione elevati. Trattamenti aria ed acqua inefficaci abbassano notevolmente la qualita del centro, mentre attrezzature “out of service” provocano danni anche dal punto di vista dell’immagine. La giusta proporzione degli spazi garantisce confort all’ospite mentre reception poco valorizzate e spogliatoi inadeguati sono un pessimo biglietto da visita per il centro. Creata una spa bella e funzionale, e necessario gestirla con personale qualificato e motivato.

8)      Qual è l’interlocutore di riferimento per un imprenditore che vuole sviluppare un progetto di una spa all’interno di un hotel?

L’interlocutore di riferimento giusto è quello in grado seguire la realizzazione della struttura dal concept iniziale al suo completamento. Per questo ho sviluppato una serie di collaborazioni professionali interne ed esterne al mio Studio; il fine è di garantire al cliente una progettazione integrata, capace di combinare esigenze estetiche e funzionali, nel rispetto del budget e dei tempi di realizzo previsti dal business plan. Il progettista non può limitarsi ad un mero esercizio di stile, ma deve avere competenze commerciali e di marketing oltre a saper confrontarsi con chi si occuperà della gestione del centro affinché il progetto sia “coerente” con i servizi offerti.

9)      Contract: economie di scala, facilità di installazione e manutenzione, durata (materiali, tecnologia, stile), gusto “internazionale”. Quali tra queste, ed altre, sono le priorità a cui dare risposta in un grande progetto di una spa all’interno di un hotel?

Ribadisco la tendenza verso strutture articolate in diversi progetti dall’identità piu definita. La semplificazione dell’istallazione diventerà un tema importante così come la manutenzione. Lo stile sarà sempre meno uniforme; dopotutto, ogni settore maturo, con il tempo diventa piu articolato e diversificato. Un grande progetto deve poter soddisfare un grande e diverso target senza rinunciare al fatto che il benessere é soggettività prima di tutto. Sta al progettista capire come gestire la diversità dei clienti ottimizzando gli aspetti tecnici e tecnologici, funzionali e gestionali. La strada non é quella percorsa dai grandi aeroporti, tutti simili nel mondo, bensì quella della ristorazione, ovvero diversificare senza rinunciare alla professionalità e alle performance.

10)  Come commentate l’evoluzione delle richieste della committenza dal punto di vista della vostra affinita progettuale?

L’aspettativa del cliente é effettivamente cambiata in questi anni ed è cresciuto, come dicevo, il desiderio di trovare nella struttura ricettiva uno spazio non solo tecnico e funzionale ma, piuttosto, uno spazio legato alla dimensione residenziale e in grado di farci vivere un momento di rinnovata serenità. L’hotel non é piu un luogo di passaggio, funzionale allo scopo dello nostro viaggio, ma è sempre di piu il luogo in cui il nostro viaggio diventa esperienza. Ecco che lo stare bene e il rilassarsi, concetti all’origine del wellness e delle spa, assumono un valore nuovo e funzionale a tutto questo. Oggi gli albergatori chiedono progetti in grado di risolvere questo bisogno e, la mia esperienza in tal senso, ha trovato nel tempo soluzioni sempre molto diverse ed articolate. Dalle suite spa, a piccoli centri benessere in linea con il mood del piano, a vere spa che diventano primaria destinazione per l’hotel, a resort collinari in cui riappropriarci del rapporto con la natura ccc. Sono soluzioni sempre diverse perché “fornire” benessere non può essere fatto a prescindere da una unicità progettuale di per sé origine dello stesso.

11)  Italia ed estero. Forti della vostra attività internazionaie quali differenze siete in grado di sottolineare nelle richieste poste da committenze locali e straniere?

La committenza italiana è molto sofisticata e ricettiva ma, forse, poco incline a sperimentare. E’ sicuramente quella dotata di maggior capacità di leggere le potenzialità di una nuova idea, ma tenta sempre di mediare, di riadattare il progetto originale secondo un personale desiderio e non di rendere compiuta l’opera. All’estero invece le idee, se sposate, vengono maggiormente rispettate. Ci si aspetta insomma che il risultato sia quello promesso anche a costo di fare un passo indietro nel processo decisionale.

12)  Quali dei seguenti elementi: materiali, tecniche di realizzazione e forme, decretano il carattere innovativo di un progetto proiettandolo verso il futuro?

Ciò che definisce un progetto innovativo è l’approccio. Possiamo utilizzare materiali della tradizione, forme antropomorfe o minimali e lavorare il tutto in maniera artigianale o industriale, ma ciò che trasforma un progetto in un qualcosa di innovativo è il valore e l’approccio sostanziale al progetto. Solo un Concept può essere innovativo, non lo può essere un solo elemento di un progetto. Almeno questo è il mio approccio ad un nuovo progetto. Il futuro è fatto di nuove soluzioni in cui nuovi bisogni o nuovi target trovano risposta. Proiettarsi oggi nel futuro vuol dire sensibilità alle tematiche ambientali, alle nuove tematiche sociali o, semplicemente, al saper leggere e tradurre le emozioni di un pubblico sempre piu diversificato e multiculturale.

13)  Per lei, progettare, è quindi un atteggiamento piuttosto che una competenza?

E’ sicuramente un atteggiamento, l’atteggiamento di chi cerca soluzioni ai bisogni degli altri. C’è chi lo fa attraverso l’ascolto, chi affrontando la politica (se intesa in senso nobile e “alto”) e chi lo fa attraverso la progettazione di luoghi. Atteggiarsi significa dare atto ad un pensiero e, quindi, l’architetto dà sfogo alla creatività mossa da un pensiero.

14)  Materiali: quali i “preferiti” e quali i margini reali di scelta del progettista? Ovviamente la scelta dei prodotti e/o dei materiali e delle finiture spetta all’architetto in ragione del fatto che queste scelte sono subordinate alla valorizzazione dell’idea/concept iniziale. E’ dovere del progettista prevedere materiali “corretti” non solo esteticamente, ma  anche da un punto di vista tecnico, normativo ed economico. Penso sempre di più che l’architetto disinteressato a questi temi, non sia un vero architetto; anche in questo caso, l’etica professionale è fondamentale.

15)  Nei suoi progetti viene sempre cercato il rapporto tra interno ed esterno, tra architettura ed Interior Design. Riesce a meglio spiegare questo approccio?

E’ un approccio a cui tengo molto. Ritengo sia, per la mia ricerca professionale e creativa, il vero punto d’arrivo che spero di raggiungere a breve in una qualche opera compiuta. Esiste da sempre il desiderio di mostrare ciò che pensiamo nei nostri atti quotidiani e con la nostra vita reale. Ebbene, nell’architettura è la stessa cosa: il contenuto interno, ovvero la nostra concezione del vivere, lavorare, riposare ecc, dovrebbe in qualche modo riflettersi anche all’esterno. Un’architettura che risulti “trasparente” ed interattiva con gli altri, secondo il mio parere, è l’architettura per definizione.

 

16)  Data la sua formazione anche tecnica, come si rapporta con la sostenibilità e il costruire “Green”?

Oggi la tecnologia e la tecnica in genere stanno prendendo coscienza del fatto che l’etica è parte integrante del proprio ruolo professionale. Il mondo della “Green Economy” è, non solo necessario, ma apre ad una nuova estetica, a nuovi paradigmi progettuali, a nuovi modi di pensare l’architettura e le diverse tecniche costruttive. Il Green sta diventando uno stile maturo come lo è stato il Romanico, il Rinascimento o il Razionalismo ecc. E’ difficile parlare oggi di architettura senza la coscienza di questo mondo. E’ un grande passo avanti per l’Umanità tutta; finalmente ritorniamo a pensare che tecnica costruttiva, estetica ed etica debbano trovare un punto d’incontro.

 

17)  Da ogni suo progetto si percepisce un grande amore per l’illuminazione e, soprattutto, è evidente l’uso della luce come “materiale di costruzione”. Ci può spiegare il suo rapporto con la luce?

La Luce rappresenta il “fattore X”  del fare architettura e Interior. Se la si sottovaluta, si mina il successo di qualsiasi progetto. Amo la luce perché comunica senza essere percepibile a livello tattile. E’ l’essenza misteriosa che trasforma il nostro mondo. E’ qualcosa di più di semplici raggi elettromagnetici. Fin da studente mi sono sempre chiesto come potesse la luce modificare il nostro mondo. Questo l’ho imparato dall’Astronomia. Diverse radiazioni elettromagnetiche evidenziano universi differenti “paralleli e conviventi”,  quasi la realtà non fosse tale di per sé ma legata al modo in cui noi la “vediamo”.

 

18)  Le sue diverse esperienze nei settori del Retail, dell’Ufficio, del Benessere ecc. quanto incidono  sul suo concetto di Hotel?

L’hotel porta con sé la somma di ogni specificità progettuale. Un albergo, in fondo, è un po’ casa, un po’ negozio, un po’ luogo d’attrazione, un po’ luogo di relax e benessere. Avere sperimentato diversi temi progettuali, mi ha permesso e mi permette di “splittare” il progetto in diversi momenti funzionali al significato della struttura per i diversi valori e significati. Un po’ come vedere lo stesso oggetto con diversi approcci e diversi occhi. Difficilmente si può approcciare un hotel dal punto di vista “commerciale” se non si ha progettato negozi o allestimenti; oppure difficilmente si può pensare alla sua funzione residenziale o domestica se non si ha mai progettato una residenza plurifamiliare.

 

19)  Quanto è importante, nella progettazione di un hotel, la gestione del progetto: il così detto “Project Management”?

Ogni progetto complesso ha bisogno di un rigido e serio coordinamento. Gli attori in gioco possono essere decine tra progettisti, committenti, consulenti, gestori ecc. Non si può pensare che la macchina progettuale si autodisciplini e guidi da sola. Ecco che il Project Manager assolve a questa funzione. E’ un aspetto essenziale e indispensabile nella progettazione alberghiera. Spesso i committenti pensano di fare da soli, ma la realtà vuole che solo pochi siano in grado di farlo.

 

20)  Cosa significa per lei progettare un hotel?

Progettare un hotel per me significa progettare “una macchina architettonica” in cui l’impatto emotivo sul cliente è solo uno dei componenti del tutto. È un’operazione complessa perché “a bordo” ci sono persone con esperienze diverse ed aspettative diverse.

 

21)  Quanto è determinante il target dell’hotel?

Il target è l’elemento essenziale da tenere in considerazione nella progettazione di una struttura alberghiera. In termini di marketing si usa dire che: “client is the king”. Noi non possiamo progettare nulla se non a partire dal nostro cliente ideale. Ovviamente poche strutture hanno un’uniformità di clientela totale. Per questo la situazione si complica; creare un progetto adeguato a un target molto esteso diventa difficile e, in alcuni casi, frustrante, intendendo con questo la frustrazione derivata dall’incapacità di creare un progetto realmente trasversale e apprezzabile da tutti.

 

22)  Quali sono le caratteristiche principali di una stanza d’hotel per l’architetto Apostoli?

La stanza d’hotel deve poter assecondare due temi apparentemente diversi e distanti: il desiderio di vivere in uno spazio nuovo ed emozionale e quello, sempre più sentito, di “domesticità”. Tutto è funzionale a questo. Uno spazio di rinnovata residenzialità privo di retorica dal punto di vista del design e delle funzioni.